sabato 31 gennaio 2009

LA SCELTA


Qualche giorno fa, trovandomi in giro per il paese mi fermo a chiacchierare con dei ragazzi. Poco distante da noi un altro gruppo, ragazzi, uomini adulti e qualche adolescente, chiacchieravano tra loro riguardo la condizione giovanile misilmerese, palesemente dirotto la mia attenzione e curiosità verso il discorso e sento: "i giovani misilmeresi si dividono in due categorie, quelli che si interessano di religione e politica e conducono una vita sana e cristiana e i drogati e gli alcolizzati". Rimango esterrefatto ma non indignato. Esterrefatto perché questo discorso proveniva da un ragazzo poco più che ventenne, e gli altri, adulti compresi, annuivano all'affermazione. Come ho già detto in un post precedente, mi da fastidio sentire catalogare l'individuo in una casistica o statistica, figuriamoci ridurre l'uomo a due categorie.Quindi facendo una piccola analisi possiamo essere o catto/politici oppure tossico/alcolizzati. Naturalmente cerco sempre di ironizzare e usare un minimo di intelligenza per filtrare il tutto, ma questa cosa non riesco a mandarla giù. Non ci riesco perché sono convinto che il ragazzo non parlava per analisi propria, ma semplicemente il suo pensiero è frutto di una contaminazione mediatica, politica e sociale. Sembra che il mondo si sia diviso in due grandi schieramenti, un po come le due squadre di amici delle De Filippi, o siamo bianchi o blu, una volta era bianco e nero, ma a quanto pare il blu va molto di moda...ne parlo con i ragazzi con cui chiacchieravo e, non ripeto i commenti per decenza, ne esce fuori una bella discussione. Trovano inconcepibile l'idea che se non sei cattolico praticante, se non ti schieri politicamente sei un rifiuto della società, e tirano fuori frasi Cristiane con la C maiuscola, da fare impallidire qualche dottore della chiesa. Mi accorgo che lo "smarrimento religioso e politico" sta appunto nella mancanza di ideali non contaminati. Il messaggio è chiaro, mi riferisco al credo,ma manca di sostanza. quando dico sostanza non mi riserisco all'aspetto spirituale, ma bensì al modo di agire. Ad oggi ascoltando i loro pensieri, mi rendo sempre più conto che i ragazzi, i tossico/alcolizzati,scusate l'ironia, hanno una spiritualità profonda, attenzione: spiritualità non è uguale a religiosità, e ricercano, attraverso il dialogo, il confronto e il non dare tutto per scontato, delle risposte.La considerazione ultima, ma non ultima è: si è vero sono drogati, ma di vita, sono alcolizzati, ma dalla ricerca del SE.
Qualcuno ha detto: Non giudicare...
ed io voglio aggiungere una frase tratta dai vangeli apocrifi e non ho mai capito cosa ci sia di così eretico:


"Il regno di Dio è dentro di te e tutt'intorno a te,
non in templi fatti di legno e di pietre.
Spacca un pezzo di legno
e io ci sarò,
solleva una pietra
e mi troverai"

Grazie ragazzi, siete fantastici.

venerdì 30 gennaio 2009

Volver


dopo qualche giorno di assenza, sono qui, ancora una volta, qualche piccolo problema, ma tutto si risolve. presto notizie, pensieri, parole... ci sono delle novità amministrative, cioè di come vengono trattati i cittadini da chi ha la presunzione di chiamarsi amministratore, novità su persone che con piccoli gesti riescono a cambiare la vita a qualcuno, altro che santi chiusi in nicchie ecclesiastiche ma gente che nel quotidiano si adopera per il prossimo ed in cambio...non chiede niente...e contrariamente a chi si nasconde dietro la santità...e poi...ma questo è palese agli occhi di tutti. grazie agli amici, e alle persone di cuore che rendono questo mondo un po' più vivibile. a presto

sabato 24 gennaio 2009

REQUIEM

Il rintocco delle campane che accompagnano l'ultimo viaggio di Piero, oggi è più cupo delle altre volte. E' insinuante, pesante, un macigno che sta li sul petto, ed io impotente spettatore, cerco di distrarmi ma con scarsi risultati.Misilmeri anno zero, reloaded, sembra che tutto ricominci,in una History Repeating senza sosta, senza tempo. Una folla di gente accompagna il giovane uomo, la maggior parte curiosi, gli ambulanti non se ne curano, e con i loro megafoni superano i decibel consentiti dalla legge, attirando l'attenzione sui prodotti in vendita: sale, merendine, frutta e lavanderia. Un' agghiacciante normalità, ma la vita continua, va avanti, e noi a parte qualche piccolo commento al bar, alziamo le spalle e tiriamo dritto. Non mi pronuncio neanche sui commenti, ma tutto questo è vecchio, esteticamente vecchio, direbbe il signor G, parlo di Gaber naturalmente,ma che fare? Noi piccoli esseri insignificanti, schiacciati da un fenomeno chiamato ssshhhhhhh, non si dice, non esiste, ed allora diciamo, "ciò che non può essere nominato".E allora parole, teorie e ancora parole, un lento avvicendarsi di fatti in questa terra, la nostra, definita il diamante di Dio, già, Dio che guarda e forse sorride davanti alla nostra impotenza e miseria.Ed allora ritorno alle mie cose e cerco di distrarmi ma, sento applausi, va tanto di moda adesso, come se morire fosse diventato l' hit del momento, e continuo a pensare, non mi resta altro da fare.E come dice la Wertmuller nel film "I basilischi" al Sud ci piace tanto, parlare, parlare, parlare. Ed allora smetto anche quello...chi è causa del suo mal pianga se stesso

venerdì 23 gennaio 2009

Coming soon. Presto nei teatri Palermitani

Ciò che è scritto qui di seguito è quello che presto vedrete in giro...
P.S. può piacere come non può piacere, prosit.

Silenzi, ovvero Uno nessuno e…è un’indagine sulla follia. Tre volti, tre storie, tre anime, che finiscono sotto la lente inesorabile della finzione teatrale, mai così vere come in una rappresentazione scenica in grado di restituire i processi e gli inganni che sottendono all’emarginazione e ai loschi raggiri che il galateo impone verso i cosiddetti diversi. Una comoda etichetta, la pazzia, che è solo la cartina di tornasole di anime particolari, colme di coraggio, capaci di affondare la lama dell’intelletto contro le convenzioni della rispettabilità sociale. Anime come Amina, creatura sospesa tra la vita e la morte, che dal suo capezzale, creduta moribonda, osserva invece minuziosamente le avidità e le meschinerie di un parentado che la vuole morta al più presto per coronare le proprie personali grettezze. Anime come Belluca, impiegatuccio di provincia, travet malandato di giorno, che la notte, complice il buio e la fantasia, si trasforma in un esploratore di mete innumerevoli, che sfilano davanti ai suoi occhi, come dolci miraggi, resi deliziosi dal fatto che non potranno mai davvero essere raggiunte. Anime come la vedova di Luigi Pirandello, maschera dolente di donna tradita, che ha vissuto della vita riflessa di un marito ingombrante, attraversato da paturnie creative e umori bizzosi. Una donna che, vicina simbolicamente a lui, seduta accanto al busto del celebre scrittore, piange e ricorda aneddoti della loro infelice vita matrimoniale. Una vita che, nello spregio di quanti ormai la considerano soltanto una cariatide, un relitto di donna, cela invece un cuore nobile e una tempra inossidabile, avvolta in un velo di malinconia e di struggente tenerezza. Unite da un ideale filo narrativo e dalle stesse cromie emotive, le storie dei tre personaggi trovano nella musica e nel commento corale di classica memoria, un afflato univoco, che sembra sussurrare ad ogni momento: i veri folli non siamo noi, ma siete voi, voi che applaudite. Concepito da Paolo Enrico Bono, che ne cura anche la regia, e da Francesco Lo Dico e Deborah Pirrera, che ne hanno sviluppato il copione, Uno nessuno e…Silenzi, rielabora in chiave sperimentale due novelle di Luigi Pirandello. Lo scrittore italiano, che più di ogni altro, seppe restituire al reale tutta la sua allucinata surrealtà. L’Associazione Nexus, attiva da più di dieci anni, ripropone uno dei suoi maggiori successi, che continua a riscuotere il plauso della critica e del pubblico. Per il socio fondatore e regista, Paolo Enrico Bono, uno nessuno e...Silenzi, è l’ennesima occasione per presentare l’attività culturale dell’associazione Nexus, impegnata nella promozione di giovani talenti, attività teatrali, cinematografiche, artistiche e giornalistiche. Silenzi ha un solo obiettivo: ridare libertà di parola ai sognatori, oggi sempre più ai margini di questa società vettoriale, che ha come unica ispirazione la squallida solidità del business.


martedì 20 gennaio 2009

L'addio


E' sempre più difficile, sono quasi alla resa definitiva.le calunnie, le verità omesse, i doppiogiochisti stanno diventando troppi, e non è più tempo di continuare a sopportare tutto questo. sto per cedere, i bastioni che fin'ora hanno permesso la difesa stanno cedendo, il portone è spalancato, potete infliggere il vostro colpo, ma fate attenzione, che sia quello definitivo,quello mortale e assicuratevi di avermi fatto fuori. Abbandorerò le vostre miserie, i vostri viscidi stratagemmi, la vostra vita di piccoli contabili invidiosi...non è più il mio posto, non è più la mia terra, non è più la mia casa. non c'è più protezione, non c'è più futuro, solo un arido deserto che non porterà mai frutto. il seme è sterile, la fatwa si è compiuta, è arrivata a destinazione. Non resta che congedarmi, salutare gli "amici" e dire: Io c'ho provato...pur sapendo di non aver mai avuto scampo.

domenica 18 gennaio 2009

Misilmeri dice "Ti amo"

Oggi dopo la visita di alcuni amici provenienti da altre province, ho voluto portarli un po' in giro e mostrare le bellezze locali di misilmeri, e per l'ennesima volta incappo davanti ad atti di scempio di gente incivile e ineducata, tanto per mantenermi leggero e non usare parole che potrebbero offendere le orecchie più sensibili. Mi trovo davanti monumenti mortificati da scritte senza senso: "tizia ama caio, fuffy ama cippy, tano ama ignazia che ama vito che ama saridda e pippinedda". Stando agli psicologi questa sarebbe "un'affermazione della propria identità" ma di chi o di cosa, rispondo IO, questa è ignoranza e mancanza di amore nei confronti del proprio paese e della propria identità e non affermazione. Si dice che una notizia divulgata porti altri a compiere lo stesso gesto, ma credo che sia ora di finirla di nasconderci dietro un dito. Le rocche, i lavatoi, l'obelisco di Gibilrossa, la fontana di chiasso Verdi, il collegio, la fontana nuova, e tra poco quando consegneranno i lavori anche il castello, sicuro. Se ci toccano le nostre case appena affrescate, per essere ironici, oppure le nostre automobili, allora diventiamo paladini della giustizia, ma quando si tratta della nostra città, chi se ne frega. Nei miei viaggi ho visto writer che hanno fatto capolavori in punti di degrado, ma da noi manifestazioni di scempio " amoroso" per dimostrare alla ragazza o al ragazzo il proprio amore, NO! non ci siamo. Immagino la scena lei : se mi ami lo devi scrivere sull'obelisco. lui: ma non bastava un SMS? se intelligente. Viviamo in un epoca di tecnologia, Internet, telefonia che ti da un milione di messaggi gratuiti, ma no, dobbiamo scrivere "ti amo" e quando ci limitiamo a questo, sui monumenti, sulle porte, sui muri,e mettere catenacci, che puntualmente vengono rimossi per cessata attività amorosa. Ma tutto questo, a parte qualche post pubblicato di tanto in tanto, viene messo a tacere. Ci indigniamo, diamo colpe, ma senza mai fare qualcosa di concreto.
Invito tutti coloro che hanno queste velleità "artistiche" a trovare altri modi e luoghi,per affermarsi, per dichiarare il proprio amore, e forse la nostra città tornerà lentamente a sorridere.
P.S. VI AMO

sabato 17 gennaio 2009

DEDICATO...



ti criticheranno sempre,

parleranno male di te

e sarà difficile

che incontri qualcuno al quale

tu possa andare bene così come sei.

Quindi: vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…

Ciò che vuoi…una vita è un opera di teatro

Che non ha prove iniziali.

Canta, ridi, balla, ama…e vivi intensamente

Ogni momento della tua vita…

Prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi”.

Charlie Chaplyn

venerdì 16 gennaio 2009

Pensieri vaganti...


Riguardando il film "Alexander" Alessandro il grande, rimango sempre colpito dal finale, quando Tolomeo dice: "...Alessandro era un sognatore...i sognatori ci svuotano, devono morire prima che ci uccidano con i loro maledetti sogni..."
la frase mi lascia senza fiato...se poi la rafforziamo con «Chi deve morire è il poeta, il visionario» dice Virginia Woolf nel libro Mrs Dalloway «deve morire per permettere a chi continua a vivere di apprezzare la vita».
Allora la domanda sorge spontanea: perchè i sognatori, i visionari, i poeti sono destabilizzanti?
perchè ne abbiamo paura tanto da metterli alla berlina, ma la cosa più triste, una volta morti li osanniamo? Forse è vero che i sogni destabilizzano, ci fanno perdere il senso della realtà, ma mi rendo conto che ne abbiamo bisogno per poter continuare a credere di essere vivi. Già...amara conclusione...credere di essere vivi...ma come dice Pascoli "Il sogno è l'infinita ombra del vero"ed allora mi rendo conto che ne abbiamo bisogno per continuare ad andare avanti, per vivere, per amare. No, i Sognatori, i Poeti, i Visionari non devono morire...devono vivere e farci vivere con i loro sogni e regalarci emozioni che ci permetteranno di continuare a guardare avanti con la speranza di una vita ricca di emozioni...

giovedì 15 gennaio 2009

THE MIRROR

A tutti quelli che, come avvoltoi o peggio ancora sciacalli, cercano in tutti i modi di calunniare le persone ma soprattutto il loro pensiero, consiglio vivamente di mettersi davanti ad uno specchio e cercare qualche traccia rimasta di onestà intellettuale, anche se ritengo che ciò sia impossibile, allora mi congedo con una frase del grande maestro SICILIANO, L.Sciascia, tratta da "Il giorno della civetta": al mondo esistono 3 categorie, omini ominicchi e quaqquaraqqua...immagino sappiate intendere da soli a quale di queste vi ho collocati...una buona giornata.

MISILMERI ABBRACCIA L’ANDALUCIA

È dall’anno scorso che si tenta un gemellaggio con qualche cittadina della penisola iberica e finalmente, almeno sembra, ci siamo. Arcos de la Frontera.
Incuriosito vado alla ricerca di siti internet che parlano della cittadina e trovo descrizioni che mi riempiono di entusiasmo. Ma allo stesso tempo fanno nascere in me, misilmerese, un senso di “paura”.
Leggo: ARCOS DE LA FRONTERA, CADIZ. “Città fatta per la letteratura, a metà tra storia e leggenda, è rifugio e culla di scrittori e poeti, come Jesús de las Cuevas, che la definì “una nube caduta all’improvviso dal bordo della roccia, delirio e candore verso il cielo”… Si trova a nordest della provincia di Cadiz e costituisce uno degli esempi migliori di paesini situati in alto, occupa la vetta e la falda di una rupe situata al margine destro del fiume Guadalete. La sua altitudine va dai 50 metri sulla riva del fiume ai 195 dalla base del castello. È la porta d’accesso ai Pueblos Blancos...Luogo d’insediamento di romani, visigoti e arabi, Arcos possiede uno dei più belli centri storici di tutta la Spagna. Dichiarato Monumento Storico Artistico Nazionale nel 1962, il sontuoso tracciato delle sue strade, di chiara influenza araba, è arricchito dagli influssi posteriori alla riconquista cristiana.” (http://www.sevillaonline.es/italiano/andalusia/cadice/arcosdelafrontera.htm)

Scusate gli errori, ma l’ho preso così com’era scritto, ndr.


La suddetta cittadina è gemellata con Anticoli Corrado, cittadina famosa per aver ospitato artisti di tutto il mondo più o meno famosi, e per le sue donne, ritratte dai suddetti. Inoltre Anticoli Corrado ha una piccola galleria d’arte moderna, visitata da me, ndr, con quadri di notevole valore artistico.
Io amo Misilmeri, ci vivo e cerco giornalmente di fare qualcosa di buono per il mio paese, ma mi sono sentito impreparato, inadeguato ed altro ancora. Non è per un discorso che gli altri sono sempre migliori o ciò che succede fuori è meglio di ciò che succede qui da noi, no! Nella condizione in cui verte il nostro paese, attenzione, non parlo di amministrazioni varie ed eventuali(questo richiederebbe tempi, spazi e modi oppurtuni), ma parlo dello status del paese. Onestamente, e sfido chiunque a dire il contrario, abbiamo un centro storico inesistente, ormai soffocato da “mostri” del peggior abusivismo edilizio, strade, che a confronto Beirut, durante il conflitto, aveva le “gran via de Madrid” rimanendo appunto alla penisola iberica, monumenti che cadono a pezzi, e quelli integri, martoriati dai graffiti di writer della peggiore specie, nel senso che non sanno neanche disegnare, almeno uno potrebbe trovare il lato positivo. A questo punto mi sono chiesto:cosa succederà adesso, visto che partirà una delegazione misilmerese per andare a visitare Arcos per un primo incontro, e seguirà la visita degli andalusi nelle nostre terre?. Spero vivamente che il nostro paese si rifaccia il trucco e tiri fuori il proprio orgoglio, per poter dare il meglio di se, e gli andalusi vadano oltre le apparenze e ne apprezzino le qualità, anche quelle che non sono visibili agli occhi.
Sono ottimista! W MISILMERI, OLE’

martedì 13 gennaio 2009

Ricordando Mimì


Ricordare Domenica Marchese, meglio conosciuta come la maestra Marchese, mi sembra un atto doveroso. Lei è stata la mia insegnante alle scuole elementari, pochi sono coloro che non l'hanno conosciuta, parlo della mia generazione, ma noi siamo quelli della sua ultima classe, prima di essere "rinchiusa" nel silenzio. Di lei si raccontano leggende metropolitane, di amanti innominabili, o meglio ancora non conosciuti, ma a detta di tutti esistenti. Mimì, ha sempre parlato di due grandi amori: il primo per una donna,una suora, sua insegnate alle magistrali, per la quale nutriva un amore platonico, il secondo, un uomo, sconosciuto, mai rivelato a nessuno neanche agli amici più stretti, ma "il paese conosce questo nome". Si suol dire vox populi...ma questo mi sembra più voglia di farsi gli affari degli altri piuttosto che pensare ai propri. Tacciata per "malata di mente, pazza,squilibrata" Mimì celava una lucidità incredibile, e con questa si permetteva di dire tutto quello che pensava in faccia alla gente, vedi "il berretto a sonagli di Pirandello" e questi ridevano davanti alle sue verità, tanto è pazza dicevano. Ma la cosa che saltava subito all'occhi era il fatto che tutti avevano un senso di timoroso rispetto e riuscivano a parlare solo quando Lei era già andata via, coraggiosi! La piccola gigante, Mimì, la Maestra, è stata condannata dal suo mal di vivere, condannata dalla vita stessa a vivere, quando il suo unico sogno era morire, queste le parole che mi diceva e che pensava. Alla fine ce l'ha fatta, se ne è andata ed ha lasciato un vuoto che difficilmente potra essere colmato. il coraggio, la forza, la passione e l'amore hanno caratterizzato la vita di questa piccola grande donna.Per ricordarla dedico a tutti coloro che l'hanno conosciuta ed amata un brano, che lei stessa dedico alla sua amata Elia, nome dato da lei, da Elio il Dio sole.




Elia mi incanta, mi disincanta:
forte mi illude, mi disillude.
D'Elia mi beo qual nuovo Orfeo.
DElia a ogni loco m'accendo e infoco.
sottil veleno nasce d'amor,
serpeggia in seno ogni dolor.
sorgono i dubbi, l'ira gelosa
e mai riposa l'ansante cor.
Elia è un mistero dolce-velato,
sempre al mio lato la sogno e spero.
mille desiri, pene e sospiri,
fan le canzoni balzare in cor.
Nella mestizia, nella letizia,
solo cantando mi vo placando.
D'Elia è il mio canto, tutto l'incanto.
Musica e luce Elia conduce.

Grazie Mimì...

lunedì 12 gennaio 2009

«Non chiedetevi cosa può fare il vostro paese per voi. Chiedetevi che cosa potete fare voi per il vostro paese.»


Leggendo un po’ in giro sui blogs cittadini, mi imbatto continuamente in post che non fanno altro che attaccare le istituzioni,le amministrazioni etc., etc. Poi a seguire altri post di ferventi cristiani che parlano di domeniche d'Avvento, di battesimi vari ed eventuali di Cristo, esorcismi, morti giovanili, missioni popolari e, qualora ne avessimo ancora bisogno, di pulizie di luoghi "sacri"con tanto di sottolineatura: siamo stati noi cittadini credenti...Vi prego. Non sono qui a fare una contro-crociata verso nessuno, non ritengo più di appartenere a qualche colore politico, ma credo che Misilmeri, o meglio i misilmeresi, dovrebbero guardarsi meglio allo specchio prima di sparare sentenze. Spesso mi trovo a passare per via Palmerino, ‘a muntata per intenderci, dove la spazzatura dà un caldo e profumato benvenuto al passante incauto. Bene, a pochi metri di distanza ci sono i contenitori, e, vi assicuro, spesso vuoti, ma NOI diamo la colpa all'Amministratore...per non parlare delle auto che si parcheggiano all'inizio della suddetta via, intasandone il traffico. Ma noi diamo la colpa ai VV.UU. e all'amministrazione. Quando ci troviamo una multa sul parabrezza, allora ci incazziamo e diamo la colpa alle istituzioni.

Un altro episodio interessante: mi trovavo seduto davanti a un bar su viale Europa. Un giovane uomo esce dalla sua vettura e, facendo le pulizie di primavera, svuota posacenere, pacchetti vuoti di sigarette, cartacce varie di qualche pasto consumato velocemente, bicchieri e bottiglie di birra di varie marche. Esattamente sul marciapiede antistante al bar, anche se a pochi metri c’è un cestino per i rifiuti e alle sue spalle un contenitore comunale per la spazzatura. Senza offendere la sensibilità del giovane, cautamente gli faccio notare che gli è caduto "qualcosa". Risultato: “fatti i c...i tuoi!”. Allora anche io mi sono ritrovato a dare la colpa all'Amministrazione...il giovin signore è figlio di una delle famiglie "bene" di Misilmeri. La cosa divertente è che si parla di questo “animale” come di un esempio di virtù cristiana e civica e, a sentire i genitori, di un santo…

Qualcuno diceva: chi non ha peccato scagli la prima pietra. Ed è finito come tutti ben sapete...Le missioni popolari le dovremmo fare in un altro senso. Forse c'è bisogno di un senso inverso, che non sia solo l'ultima novità del Comune che cambia i sensi di marcia delle vie cittadine.


Le maschere nude


Il passaggio è difficile, incute timore, ma è obbligatorio. Dopo aver letto il post di Antonella Folgheretti, dopo essermi accalorato, arrabbiato per la vicenda di Giuseppe, ho cercato di fare una piccola analisi, che ormai tento di portare avanti da diverso tempo. Mi rendo sempre più conto, e lo dico per esperienza, che il mal di vivere nasce dal fatto che i ragazzi non vedono futuro davanti a loro; qualcuno dirà " e chi lo vede il futuro?". Ok, risposta che mi hanno dato in molti; ma il problema è che nessuno ha fatto qualcosa per costruirlo, o almeno chi ci ha provato è stato messo alla berlina. Parlo della mia generazione, naturalmente, oramai imborghesita, che ha come unico ideale il benessere, materiale ovviamente, e tralasciando ciò che i ragazzi vorrebbero di più: dialogo e confronto. Qualcuno che stia lì ad ascoltare senza stare lì a sindacare o ad elargire perle di saggezza vuote del tipo: “quando ero giovane io” etc., etc. Lo capisco: la soluzione non è semplice e forse non esiste un'unica soluzione ma diverse, svariate e innumerevoli, tante quanti sono i giovani, quanti sono i loro disagi. Ma, cazzo (per i più sensibili, “perdincibacco”), almeno proviamo a fare qualcosa, proviamo a regalare un sogno, anche se irrealizzabile, ma un sogno. È difficile da spiegare, ma è questo che, in realtà, i ragazzi vogliono: credere in qualcosa, in un mondo oramai senza sogni, fatto solo di facili ricchezze, facile notorietà che ti scaraventa in un oblio sociale e ti etichetta, nell’assoluto nichilismo.

domenica 11 gennaio 2009

Massimo Bonanno, re per una notte.

È stata inaugurata ieri, sabato dieci gennaio, nella splendida cornice de “l’arsenale delle apparizioni” di Casteldaccia, la personale, Labirinti vitali, di Massimo Bonanno. Un percorso fatto di emozioni visive, calde atmosfere e amichevoli conversazioni hanno accompagnato i visitatori, numerosi, accorsi da ogni parte della provincia palermitana, e non solo. La kermesse è stata sottolineata da quattro momenti,che hanno cadenzato l’avvenimento. Dall’accoglienza affettuosa dello stesso artista, che ha accompagnato i visitatori lungo i suoi personali labirinti, alla presentazione ufficiale della mostra, introdotta magistralmente, dalla padrona di casa, Silvia Martorana Tusa, la quale, con parole ricche di trasporto, ha sottolineato il suo orgoglio di ospitare le opere dell’artista. A seguire nell’intervento Marianna Ippolito, che ha parlato del percorso artistico di Massimo Bonanno, attraverso metafore e aneddoti. Dopo un piccolo rinfresco, dove ciascun visitatore si è potuto confrontare con gli altri raccontando le proprie emozioni, la manifestazione è stata chiusa con una performance art “Nascita”, dove, le opere dell’artista hanno preso vita in una suggestiva interpretazione di teatro/danza,sottolineando appunto l’atto del nascere, di cui il lavoro dell’artista è pregno.le opere romarranno in mostra all'arsenale delle esposizioni fino alsei Febbraio.



venerdì 9 gennaio 2009

La linea d'ombra. Dedicato a tutti i ragazzi che si affacciano alla vita " adulta"

brano tratto dalla canzone di Jovanotti, ispirato a J. Conrad...LA LINEA D'OMBRA

La linea d'ombra la nebbia che io vedo a me davanti per la prima volta nella vita mia mi trovo a saper quello che lascio e a non saper immaginar quello che trovo. Mi offrono un incarico di responsabilità portare questa nave verso una rotta che nessuno sa è la mia età a mezz'aria in questa condizione di stabilità precaria ipnotizzato dalle pale di un ventilatore sul soffitto mi giro e mi rigiro sul mio letto mi muovo col passo pesante in questa stanza umida di un porto che non ricordo il nome il fondo del caffè confonde il dove e il come e per la prima volta so cos'è la nostalgia la commozione nel mio bagaglio panni sporchi di navigazione per ogni strappo un porto per ogni porto in testa una canzone è dolce stare in mare quando son gli altri a far la direzione senza preoccupazione soltanto fare ciò che c'è da fare e cullati dall'onda notturna sognare la mamma... il mare.
Mi offrono un incarico di responsabilità mi hanno detto che una nave c'ha bisogno di un comandante mi hanno detto che la paga è interessante e che il carico è segreto ed importante il pensiero della responsabilità si è fatto grosso è come dover saltare al di là di un fosso che mi divide dai tempi spensierati di un passato che è passato saltare verso il tempo indefinito dell'essere adulto di fronte a me la nebbia mi nasconde la risposta alla mia paura cosa sarò dove mi condurrà la mia natura? La faccia di mio padre prende forma sullo specchio lui giovane io vecchio le sue parole che rimbombano dentro al mio orecchio "la vita non è facile ci vuole sacrificio un giorno te ne accorgerai e mi dirai se ho ragione" arriva il giorno in cui bisogna prendere una decisione e adesso è questo giorno di monsone col vento che non ha una direzione guardando il cielo un senso di oppressione ma è la mia età dove si sa come si era e non si sa dove si va, cosa si sarà che responsabilità si hanno nei confronti degli esseri umani che ti vivono accanto e attraverso questo vetro vedo il mondo come una scacchiera dove ogni mossa che io faccio può cambiare la partita intera ed ho paura di essere mangiato ed ho paura pure di mangiare mi perdo nelle letture, i libri dello zen ed il vangelo l'astrologia che mi racconta il cielo galleggio alla ricerca di un me stesso con il quale poter dialogare ma questa linea d'ombra non me la fa incontrare. Mi offrono un incarico di responsabilità non so cos'è il coraggio se prendere e mollare tutto se scegliere la fuga od affrontare questa realtà difficile da interpretare ma bella da esplorare provare a immaginare cosa sarò quando avrò attraversato il mare portato questo carico importante a destinazione dove sarò al riparo dal prossimo monsone mi offrono un incarico di responsabilità domani andrò giù al porto e gli dirò che sono pronto a partire getterò i bagagli in mare studierò le carte e aspetterò di sapere per dove si parte quando si parte e quando passerà il monsone dirò levate l'ancora diritta avanti tutta questa è la rotta questa è la direzione questa è la decisione.

giovedì 8 gennaio 2009

A Casteldaccia i labirinti vitali di Massimo Bonanno

Pagine in bianco da riempire: è questo ciò che viene in mente guardando i quadri scultura di Massimo Bonanno, in mostra da sabato dieci Gennaio al sei Febbraio, in via Lungarini,21, presso l'Arsenale delle esposizioni di Casteldaccia. La kermesse dell'artista misilmerese induce il visitatore a riempire di vita, esperienze, aneddoti, dolori e amore,le opere esposte, lungo un percorso fatto di “labirinti” nel quale lo stesso autore tenta di trovare una via di fuga o d’entrata. Tutto ciò che ci viene negato o concesso, celato o manifestato Massimo Bonanno lo descrive con semplicità artefatta, con contrasti lineari. In poche parole, labirinti umani, nei quali l’uomo ricerca il proprio essere, se non addirittura la propria anima. Forti contrasti bianco-nero, china, gesso, plastilina il tutto mescolato con l’esigenza di appartenere, di vivere. Corpi senza volto, senza vestiti, alla ricerca di una identità non ancora perduta ma da scoprire, da identificare, da amare. Smarrimento e benessere sono le sensazioni che si avvertono davanti alle opere, voglia di completare ciò che in realtà non ha bisogno di aggiunte, colorare, ciò che invece ha la pianezza e la totale assenza di colore.

Dopo anni di lavoro, Massimo Bonanno è riuscito a far emergere
con tratti leggeri e delicati, quella che per tanto tempo è rimasta sopita:la sua anima.


martedì 6 gennaio 2009

tutto tace

tutto tace in attesa di ispirazione...